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Il Don
Giovanni (titolo originale: Il dissoluto punito ossia il Don
Giovanni, K 527) è un'opera lirica, in due atti, del compositore
salisburghese Wolfgang Amadeus Mozart. È la seconda delle tre opere italiane che
egli scrisse su libretto di Lorenzo Da Ponte, un librettista dell'epoca al
servizio dell'imperatore d'Austria; essa precede Così fan tutte (K 588) e
segue Le nozze di Figaro (K 492). L'opera venne composta tra il marzo e
l'ottobre del 1787, quando Mozart aveva 31 anni.
Commissionata dall'imperatore Giuseppe II
essa non andò tuttavia in scena per la prima volta a Vienna, bensì a Praga (al
Teatro degli Stati Generali). Da Ponte attinse per il libretto a numerose fonti
letterarie dell'epoca..
Il Don Giovanni è considerato uno dei
massimi capolavori di Mozart, della storia della musica e della cultura
occidentale in generale. In esso vi è il riflesso di tutto il genio mozartiano
nei diversi stili e modalità compositive e di un Settecento musicale giunto
ormai all'apice del suo fulgore e alle porte dell'ormai prossimo Romanticismo.
L'organizzazione OPERA America l'ha inserita
al settimo posto per frequenza di rappresentazione in Nord America.
Don Giovanni passa la vita a sedurre donne.
L'elenco di quelle da lui conquistate nel girare il mondo è conservato da
Leporello sul suo catalogo: in Italia
Don Giovanni finirà poi vittima del suo
errore più grave, ossia di non pentirsi davanti alla statua del Commendatore,
non soltanto rifiutandosi per ben tre volte di farlo, ma spingendosi a simulare
il pentimento davanti a Donna Elvira solamente per raggiungere i suoi scopi.
Proprio per questi motivi, verso la fine dell'Atto II, scontrandosi con la
statua del Commendatore venuto dall'oltretomba e che, con un amore infinito, lo
esorta a cessare ogni violenza e a pentirsi, il nobile finirà all'inferno. Per
questo motivo Mozart e Da Ponte hanno conferito a Don Giovanni questa fissità
frenetica, brutale, ossessiva e dissennata, così caratteristica della cultura
della nostra epoca, e che ritroviamo nella musica del libertino, particolarmente
nella famosa aria Finch'han dal vino, nota anche col nome di Aria
dello champagne. Il Don Giovanni non lascia indifferenti, poiché provoca e
disturba con la sua ironia, ma non tradisce la sua intenzione ben definita: ci
mostra la supremazia delle leggi dell'universo sull'arbitrarietà della tirannia,
lanciandoci una sfida, spiegando perché l'opera non piacque ai viennesi.
L' opera andò in scena per la prima volta a
Praga il 29 ottobre 1787 dopo diversi rinvii avutisi a partire dal 14 ottobre;
dopo i consensi entusiastici di quella "prima", il compositore scriveva, con
comprensibile entusiasmo: «L'opera è andata in scena con il successo più
clamoroso possibile»; d'altronde sappiamo che la sera del 3 novembre vi era
stata la quarta serata con incasso «a beneficio del compositore» e vi è pure
notizia che molti insistettero per trattenere Mozart a Praga in vista di una
nuova opera; l'impresario Guardasoni, proprio in quei giorni, si affretta a
scrivere a Da Ponte: «Evviva Da Ponte! Evviva Mozart! Tutti gli impresari,
tutti i virtuosi devono benedirli! Finché essi vivranno, non si saprà mai cosa
sia la miseria teatrale». Dopo il grande successo praghese l'opera venne
rappresentata poi, nel mese di maggio dell'anno successivo, a Vienna. La prima
città veniva, per certi versi, vista come un luogo di prova della versione
definitiva che poi si sarebbe eseguita nella seconda cioè a Vienna nel
Burgtheater.
Del resto il pubblico viennese, piuttosto
conservatore, avrebbe probabilmente accettato malvolentieri l'opera nella sua
versione originaria, ragione per la quale l'autore eseguì non pochi tagli e
rilevanti modifiche. Il principale taglio riguardò il finale del secondo atto,
dove venne eliminata la scena
In sostanza, nella versione viennese l'opera
si conclude con la scena 19, e cioè la contesa di Don Giovanni col Commendatore
e la sua discesa all'inferno in mezzo al coro (soli bassi) delle anime dannate.
Secondo alcuni, il taglio della "scena ultima" sarebbe avvenuto già a Praga;
secondo altri, non sarebbe avvenuto mai, né a Praga, né a Vienna.
Questa scelta artistica di Mozart fu
probabilmente dettata dal voler concludere l'opera nella stessa tonalità (re
minore) in cui incomincia l'ouverture, dandole così un aspetto ciclico. La
disputa tra i sostenitori della partitura praghese e quelli della partitura
viennese nacque quasi immediatamente.
Anche in tempi moderni si ritrovano entrambe
le scelte (il maestro Riccardo Muti preferisce quella viennese in re minore).
Dal punto di vista filologico, la disputa è stata però definitivamente
risolta dai membri della Neue Mozart-Ausgabe
(un'autorevole istituzione che lavora dagli anni cinquanta alla revisione
critica dell'opera mozartiana), a favore della versione praghese: dal punto di
vista storico, infatti, nel 1700 una tragicommedia era sempre conclusa da una
scena d'assieme che conteneva la morale della storia.
Nella versione praghese non sono presenti
l'aria Dalla sua pace, il duetto Per queste tue manine, l'aria
Mi tradì quell' alma ingrata e si dice anche l'ultima scena Ah dove il
perfido, mentre nella versione viennese sono presenti. La scelta più spesso
usata dai direttori d' orchestra è quella praghese ma è possibile anche
ascoltare quella viennese (John Eliot Gardiner, Roger Norrington e René Jacobs
la preferiscono).
Nonostante ciò il Don Giovanni, per
quanto avesse una bellissima musica e che nella versione di Praga ottenne un
grandissimo successo, nella versione viennese non fu molto apprezzato dal
pubblico, non per la musica, ma per la trama dove un nobile, ossia Don Giovanni,
muore, e in questo modo poteva provocare delle ribellioni del popolo contro
altri nobili, ed in questo caso contro l' imperatore austriaco; quindi Mozart e
Da Ponte non riuscirono ad ottenere un successo della loro opera paragonabile a
quello praghese, infatti, l'imperatore Giuseppe II ebbe a dire che: "Il Don
Giovanni non è pane per i denti dei miei viennesi".